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Armi e trincee nella Manciuria: un preludio alla Grande Guerra
Pubblicato: 08 febbraio 2024 | Ultimo aggiornamento: 08 febbraio 2024
Di Trendiqa
Riassunto dell'Articolo
Invasione giapponese della Manciuria: declino degli zar e ascesa del Giappone come potenza mondiale.
Un secolo fa, l'invasione giapponese della Manciuria scatenò la Guerra russo-giapponese. Quest'ultima segnò il declino dell'impero russo e portò alla ribalta internazionale il Giappone.
La Guerra russo-giapponese del 1904-05 causò il declino degli zaristi e evidenziò al mondo il potenziale del Giappone. La Manciuria venne invasa, come descritto nell'articolo "Sfida in Estremo Oriente" di Aldo Carioli, trovato negli archivi di Focus Storia.
Secondo l'ingegnere navale italiano Lorenzo D'Adda, la vittoria giapponese nella guerra russo-giapponese del 1904-05 fu dovuta alla feroce disciplina e allo spirito di sacrificio dei samurai, selezionati fin dall'infanzia per il servizio militare.
D'Adda, con la sua posizione privilegiata, documentò la vita delle truppe giapponesi in trincea, anticipando di dieci anni quella della Prima guerra mondiale, e i bombardamenti dell'artiglieria, gli assalti, i feriti, e i morti. Divenne così un testimone oculare del primo grande conflitto del Novecento.
Due imperi molto diversi si affrontano per il controllo della Manciuria, territorio conteso in Cina all'epoca dei signori della guerra: l'immenso Impero russo, guidato dallo zar Nicola II, e il piccolo Impero giapponese, una potenza emergente e ancora misteriosa per il resto del mondo, che aveva aperto le porte del suo arcipelago all'Occidente solo da una trentina d'anni grazie alla nuova dinastia Meiji.
L'espansione dello Zar Nicola verso l'Estremo Oriente e la sfida del potente Giappone per la supremazia regionale, con il controllo della base militare di Port Arthur e la ferrovia Transiberiana come fattori chiave.
La guerra Russo-Giapponese iniziò inaspettatamente il 10 febbraio 1904, quando furono dichiarate guerra sia dalla Russia che dal Giappone.
I Russi, non volendo lasciare Port Arthur, come da accordi, subiscono un attacco navale nipponico inutile. Ma lo sbarco delle truppe a Corea, da parte dei nipponici, cambia le sorti della battaglia: tra aprile e agosto 1904, i nipponici infliggono sette sconfitte e, alla fine di luglio, Port Arthur è posta sotto assedio. Cade il 2 gennaio 1905.
Nicola II e i suoi generali sottovalutarono i giapponesi considerati "popolino bambino" ed inferiore. Nonostante fossero informati dello sviluppo militare giapponese, non credevano a un imminente attacco.
I giapponesi sottovalutarono il pericolo dei samurai travestiti da donne, poiché li consideravano innocui; D'Adda, tuttavia, non commise lo stesso errore grazie alla sua libertà d'azione e all'assenza di sospetti di spionaggio da parte dei generali giapponesi, dovuta al fatto che erano stati ingegneri italiani ad installare i grandi obici contro Port Arthur.
La sfida logistica durante la guerra russo-giapponese fu determinata dall'esigenza della Russia di rifornire le proprie truppe a lunga distanza, mentre il Giappone poteva farlo via mare.
Una battaglia con perdite elevate e villaggi cinesi semidistrutti.
Per evitare uno scenario catastrofico, lo zar inviò la flotta dal Mar Baltico al Mar Giallo. Una volta raggiunta Tangeri, una parte delle navi si diresse nel Mediterraneo, attraversò il Canale di Suez e proseguì verso il Madagascar.
Il resto della flotta, sotto il comando dell’ammiraglio Rožestvenskij, noto come "Cane pazzo", circumnavigò l'Africa per raggiungere la stessa destinazione.
Una flotta russa, riunitasi in Africa Orientale, non riuscì a rifornire dalle colonie francesi di carbone per proseguire il viaggio. In attesa per due mesi, gli equipaggi furono sull'orlo dell'ammutinamento e la flotta, dopo un anno dalla partenza, giunse a Tsushima. Nonostante il lungo percorso, venne sconfitta dai giapponesi, che possedevano navi meglio corazzate. Il confronto fu l'ultimo in cui uno scontro navale decise le sorti di una flotta in guerra. La marina russa perse due terzi delle sue navi, scomparendo dalla classifica delle prime tre marine mondiali.
Il reportage di guerra di D'Adda include foto dell'ammiraglio Togo, l'eroe della battaglia di Tsushima che trionfò grazie a una strategia sconsigliata dai manuali militari, e delle navi russe colpite. Queste furono le ultime foto di guerra nel reportage.
La mediazione statunitense portò al trattato di pace firmato a Portsmouth nel 1905, dando al Giappone il controllo sulla Corea e fornendo materiale per la propaganda nazionalista nipponica. Per la Russia invece, la sconfitta nella guerra contro il Giappone rappresentò un grave fallimento, si rivelò inutile e costosa, e provocò il malcontento tra la popolazione.
Lo zar Nicola II e gli ufficiali russi disprezzavano i giapponesi e, nonostante la sconfitta, attribuirono la colpa dell'esito sfavorevole della guerra ai propri errori, rifiutandosi di riconoscere il valore delle forze giapponesi.
Se avessero osservato attentamente e senza pregiudizi i macachi giapponesi, come aveva fatto D'Adda, avrebbero capito di sbagliarsi completamente.
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Come gli strumenti di analisi del guerrafondaio ingegnere navale italiano Lorenzo D'Adda ci hanno permesso di presagire la Grande Guerra?
Gli strumenti analitici dell’ingegnere navale italiano Lorenzo D’Adda, che ha lavorato in Giappone, ci hanno aiutato a prevedere la Prima guerra mondiale osservando lo spirito guerrafondaio del popolo.
Scritto da Trendiqa