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Il commercio sta fallendo: 111.000 negozi chiusi. Solo i negozi stranieri stanno aprendo

Pubblicato: 08 febbraio 2024 | Ultimo aggiornamento: 08 febbraio 2024

Di Trendiqa

Riassunto dell'Articolo

Il commercio ambulante è diminuito di un terzo negli ultimi dieci anni, colpito dall'e-commerce e dalla desertificazione dei centri storici.

L'e-commerce in ascesa e il declino delle attività commerciali tradizionali: un decennio di cambiamenti nel mondo del retail

La crescente popolarità dell'e-commerce, che movimenta oltre 54 miliardi di euro, e la conseguente diminuzione della popolazione e l'aumento del turismo nei centri storici hanno avuto un impatto negativo sulle piccole imprese tradizionali.

Nell'ultimo decennio, il settore commerciale italiano ha sofferto la chiusura di oltre 111.000 negozi di vicinato. Solo nell'ultimo anno, questa perdita è stata di 8.000 attività. Anche il commercio ambulante ha risentito di questa tendenza, con una riduzione di 24.000 venditori su strada e nei mercati.

I titoli di Stato, fino a 50.000 euro, non saranno conteggiati nell'Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) per la valutazione della situazione finanziaria delle famiglie. Il Ministero dell'Economia e delle Finanze emetterà un decreto in tal senso.

Tra il 2012 e il 2023, il settore del commercio al dettaglio ha subito una riduzione significativa, con la chiusura di circa una bottega su cinque, passando da 551.317 a 439.805. Anche il commercio ambulante ha registrato un calo, con una riduzione di un terzo delle licenze attive. Nonostante ciò, i livelli occupazionali sono rimasti stabili, passando da 22.556 dipendenti nel 2012 a 23.503 nel 2023, indicando una tendenza verso una maggiore professionalizzazione del settore.

Nonostante il settore terziario abbia resistito meglio durante gli anni della pandemia, con un calo del 6,7%, grazie ai sostegni alle imprese, ora sta emergendo una perdita di attività alimentari nei centri storici. Fino a metà del 2022, la perdita era contenuta al 7%, ma nel 2023 è salita al 12,5%, indicando un rischio di scomparsa di queste attività dai centri città.

Per comprendere meglio il settore, è necessario considerare alcune tendenze emblematiche. Nel periodo indicato, il numero delle attività ricettive è aumentato, mentre le imprese possedute da italiani si sono ridotte. Di contro, è cresciuto del 30,1% il numero di attività registrate ad esercenti stranieri. La quota di occupati stranieri nei servizi di alloggio e ristorazione supera il 10% e la maggior parte della nuova occupazione straniera è in questi settori.

Lo spopolamento di negozi è un problema che colpisce soprattutto i centri storici, dove la riduzione dei servizi è esacerbata dalla perdita del commercio ambulante. Il commercio rimane comunque vitale e reattivo, e mantiene il proprio valore sociale. Le soluzioni a questa crisi comprendono progetti di riqualificazione urbana che mantengano servizi, vivibilità, sicurezza e attrattività delle città. Nel rapporto della Confcommercio, la densità commerciale in Italia è passata da 12,9 negozi per 1000 abitanti a 10,9 (-15,3%). Hotel, bed&breakfast, bar e ristoranti aumentano di numero, ma la crescita non è accompagnata da una crescita qualitativa.

Per evitare la desertificazione commerciale, il commercio locale deve essere più efficiente e produttivo, innovando e ridefinendo l'offerta. Fondamentale l'omnicanalità, l'uso di un canale online ben funzionante (gli acquisti online sono raddoppiati in 5 anni). In sintesi, la crescita dell'e-commerce, pur riducendo il numero di negozi, resta un'opportunità per il commercio tradizionale.

Quali sfide deve affrontare il commercio in Italia tra l’e-commerce e la desertificazione dei centri storici?

L'e-commerce e la desertificazione dei centri storici sono due fenomeni che stanno influenzando negativamente il commercio in Italia. Da una parte, l'e-commerce sta sottraendo clienti ai negozi fisici, dall'altra la desertificazione sta portando alla chiusura delle attività commerciali nei centri storici.

Scritto da Trendiqa