🔔 Unisciti al nostro canale Telegram e rimani aggiornato con Trendiqa Politica.

Unisciti Ora

Home / Politica / Perché le Foibe si chiamano...

Perché le Foibe si chiamano così e cosa si ricorda quel giorno: la storia di ciò che è accaduto

Pubblicato: 09 febbraio 2024 | Ultimo aggiornamento: 09 febbraio 2024

Di Trendiqa

Riassunto dell'Articolo

Giorno del Ricordo: quasi ventimila italiani, abitanti delle attuali Friuli Venezia Giulia, Istria e Dalmazia, furono torturati, assassinati e gettati nelle foibe dalle milizie jugoslave.

Le foibe: una memoria dimenticata

Il Giorno del Ricordo è una giornata in memoria degli italiani torturati e uccisi dai titini alla fine della Seconda guerra mondiale. Si celebra ogni 10 febbraio, in ricordo di una delle pagine più tragiche della nostra storia, rimasta inascoltata per lungo tempo.

Il lato oscuro della storia: La tragedia delle foibe e la deportazione di migliaia di italiani

Migliaia di italiani abitanti del Friuli Venezia Giulia, Istria e Dalmazia furono catturati, uccisi e gettati nelle foibe, grandi caverne tipiche del Carso, tra il 1943 e il 1947. I sopravvissuti furono deportati e costretti a lasciare la loro terra.

La caduta del fascismo: come la guerra in Jugoslavia ha forgiato il destino di Istria e Dalmazia

Dopo tre anni di guerra, nel 1943, il regime di Mussolini si sfasciò. L'8 settembre ci fu la resa, il Partito Fascista si sciolse e le Forze Armate si sgretolarono. I comunisti, guidati da Tito, presero il controllo di Zagabria e Lubiana. I partigiani jugoslavi si vendicarono sui fascisti, che avevano governato duramente tra le due guerre, imponendo l'italianizzazione forzata e reprimendo le popolazioni slave. I fascisti e tutti gli italiani non comunisti furono considerati nemici del popolo, molti furono torturati e gettati nelle foibe.

Il Giorno del Ricordo: sconfiggere l'oblio e celebrare le vittime delle foibe

Un muro di silenzio e dimenticanza si è creato intorno alle sofferenze degli italiani assassinati nelle foibe, dovuto a imbarazzo, opportunismo politico e superficialità. I tentativi di obliare, negare o minimizzare sono un affronto alle vittime e un danno alla coscienza collettiva. A Trieste, su una distanza breve, coesistono due simboli di totalitarismi e fanatismi: la Risiera di San Sabba, campo nazista di concentramento e sterminio, e la Foiba di Basovizza, dove è stata praticata la ferocia contro gli italiani da parte jugoslava. Dopo la guerra molte persone in Europa orientale vennero private della libertà, della democrazia e del diritto all'autodeterminazione dall’Unione Sovietica. Milioni di individui furono espulsi dalle loro terre e furono costretti a cercare una nuova patria.

Le celebrazioni del Giorno del Ricordo hanno visto la partecipazione della premier Giorgia Meloni, di Antonio Tajani (Affari Esteri), di Matteo Piantedosi (Interni) e di Guido Crosetto (Difesa). Nel suo discorso, il ministro degli Esteri ha invitato alla commemorazione di tutte le vittime delle foibe, per non dimenticare una delle pagine più buie della storia nazionale. Secondo Tajani, negare o minimizzare questi eventi rappresenta una profonda mancanza di rispetto nei confronti delle vittime e delle loro famiglie, oltre a costituire un danno per la coscienza collettiva della nazione.

Quali furono le conseguenze della resa italiana dell'8 settembre 1943 e dello scioglimento del Partito fascista nelle regioni dell'Istria, della Dalmazia e dell'attuale Friuli Venezia Giulia?

La resa italiana dell'8 settembre 1943 e lo scioglimento del Partito fascista portarono a violenze e uccisioni di italiani nelle regioni di Istria, Dalmazia e l'attuale Friuli Venezia Giulia. Le vittime vennero gettate nelle foibe, grandi caverne verticali tipiche della regione carsica della Giulia. I sopravvissuti furono deportati in campi di concentramento sloveni e croati.

Scritto da Trendiqa